El Feston Bueo, in dialetto veneto, significa una festa in una bettola di campagna, in cui i contadini festeggiano nella maniera più sfrenata, sguazzando nello sporco e nel fango, senza alcun minimo pudore. Ma el Feston Bueo non è una giostra sfrenata di una setta segreta lontana dalla città e dalla vita quotidiana. Tutti noi abbiamo passioni su ciò che più ci eccita e perversioni illegali interne che a volte ci soffocano, senza alcuna possibilità di trattenere il fiato. Dall’8 luglio al 28 ottobre 2021, soffocai da ogni singola parola scritta all’interno della mia tesi di laurea. Fui come un peccatore che viene condannato a infiniti castighi dal relatore, gesuita inquisitore.
Dalle 12.45 di quell’ultimo giorno, tutte le condanne si volatizzarono, ebbi il bisogno di far emergere il mio sfogo rimasto sepolto per tutto quel tempo dall’ansia e dalla paura nei confronti del giudice che inquisì la mia passione.
Così il 13 novembre, al mio Feston Bueo, misi in esposizione una tela tutta bianca, dove le persone poterono scrivere le loro perversioni sessuali. La tela diventò lo strumento stesso della passione per sfogarsi e liberarsi da tutte quelle paure legate all’essere giudicati. Nessuno, al Feston, giudicò, poiché ognuno all’interno di sé ebbe delle perversioni latenti che fremettero dalla voglia di emergere.
EL FESTON BUEO FU LA FESTA DELLA LIBERAZIONE
